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Galileo Galilei and the Roman Curia/Appendix 6

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3763295Galileo Galilei and the Roman Curia — Appendix VI.Jane SturgeKarl von Gebler

VI.

REMARKS ON THE SENTENCE AND RECANTATION.[1]

We give the Sentence and Recantation as given by Giorgio Polacco in his work, "Anticopernicus Catholicus seu de terræ Statione, et de salis motu, contra systema Copernicanum, Catholicæ Assertionis," pp. 67–76, Venice, 1644. Everything indicates that these are the only authentic copies of the originals, while the opinion adopted by many authors that the Latin texts published by P. Riccioli in his "Almagestum Novum," 1651, are the originals, is not tenable on close examination, for it is obvious that they are translated from the Italian. According to the rules of the Inquisition, sentences and recantations were written in the mother tongue,[2] that they might be generally understood. P. Olivieri, General of the Dominicans and Commissary of the Inquisition, also says in his posthumous work, "Di Copernico e di Galileo," Bologna, 1872, p. 62, "We find the history of it, etc., in the sentence passed on Galileo, which is given in many works in a Latin translation. I take it from Venturi, who gives it in the Italian original."

Professor Berti, in his "Il Processo originale di Galileo Galilei," etc., pp. 143-151, has given the Sentence and Recantation in a Latin text which agrees precisely with Riccioli's, even in some misprints. He says that they are taken from some MS. copies in the Archivio del Santo, at Padua, and thinks that they are the very copies sent by the Cardinal of St. Onufrio, at the command of the Pope, to the Inquisitor at Padua in 1633. Incited by this remark, when at Padua we went to inspect these valuable MSS. But what was our surprise on being told that these documents had already been sought for in vain at the request of Dr. Wohlwill, and that no one remembered to have seen them. Professor Berti will perhaps have the goodness to clear the matter up. The documents were probably only exact copies of Riccioli's text.

SENTENZA.

  • Noi Gasparo del titolo di S. Croce in Gierusalemme Borgia.
  • Fra Felice Centino del titolo di S. Anastasis, detto d'Ascoli.
  • Guido del titolo di S. Maria del Popolo Bentivoglio.
  • Fra Desiderio Scaglia del titolo di S. Carlo detto di Cremona.
  • Fra Antonio Barberina detto di S. Onofrio.
  • Laudiviò Zacchia del titolo di S. Pietro in Vincola detto di S. Sisto.
  • Berlingero del titolo di S. Agostino, Gessi. [Prete.
  • Fabricio del titolo di S. Lorenzo in pane e perna. Verospi, chiamato
  • Francesco di S. Lorenzo in Damaso Barberino, e
  • Martio di S. Maria Nuova Ginetti Diaconi.

Per la misericordia di Dio della S. R. E. Cardinali in tutta la repubblica cristiana contra l' eretica pravità Inquisitori Generali della S. Sede Apostolica specialmente deputati.

Essendo che tu Galileo, figliolo del qu. Vincenzo Galilei Fiorentino dell' età tua d' anni 70 fosti denonciato del 1615 in questo S. Officio, che tenessi come vera la falsa dottrina da molti insegnata, che il Sole sia centro del mondo et immobile, e che la terra si muova anco di moto diurno: Che avevi alcuni discepoli, a' quali insegnavi la medesima dottrina: Che circa l' istessa tenevi corrispondenza con alcuni Matematici di Germania: Che tu avevi dato alle stampe alcune lettere intitolate delle Macchie Solari, nelle quali spiegavi 1' istessa dottrina, come vera: Et che all' obbiezioni, che alle volte ti venivano fatte, tolte dalla Sacra Scrittura rispondevi glossando detta Scrittura conforme al tuo senso. E successivamente fu presentata copia d' una scrittura sotto forma di lettera, quale si diceva essere stata scritta da te ad un tale già tuo discepolo, ed in essa seguendo la posizione di Copernico, si contengono varie proposizioni contro il vero senso, ed autorità della sacra Scrittura.

Volendo per ciò questo S. Tribunale provvedere al disordine ed al danno, che di quì proveniva, et andava crescendosi con pregiudizio della Santa Fede; d' ordine di Nostro Signore, e degli Emin. Signori Cardinali di questa suprema, et universale Inquisizione, furono dalli Qualificatori Teologi qualificate le due proposizioni della stabilità del Sole e del moto della terra; cioè.

Che il Sole sia centro del Mondo, et immobile di moto locale, è proposizione assurda e falsa in filosofia, e formalmente eretica per essere espressamente contraria alla sacra Scrittura.

Che la terra non sia centro del mondo, nè immobile, ma che si move etiandio di moto diurno, è parimenti proposizione assurda, e falsa in filosofia, e considerata in teologia, ad minus erronea in fide.

Ma volendosi per allora proceder teco con benignità, fu decretato nella S. Congregazione tenuta avanti Nostro Signore à 25 Febbraro 1616. Che l' Eminentissimo Signer Cardinale Bellarmino ti ordinasse che tu dovessi onninamente lasciare la detta dottrina falsa, e ricusando tu di ciò fare, che dal Commissario del S. Uffizio ti dovesse esser fatto precetto di lasciar la detta dottrina, e che non potessi insegnarla ad altri, nè difenderla, nè trattarne; al qual precetto non acquietandoti, dovessi esser carcerato; et in esecuzione dell' istesso decreto, il giorno seguente nel Palazzo, et alla presenza del suddetto Eminentissimo Signore Cardinale Bellarmino, dopo essere stato dall' istesso Signor Cardinale benignamente avvisato et ammonito, ti fu dal Padre Commissario del Santo Uffizio di quel tempo fatto precetto, con notaro e testimonii, che onninamente dovessi lasciar la detta falsa opinione, e che nell' avvenire tu non la potessi, nè difendere, nè insegnare in qual si voglia modo, nè in voce, nè in scritto; et avendo tu promesso d' obbedire fosti licenziato.

Et acciocchè si togliesse affatto così perniciosa dottrina, e non andasse più oltre serpendo, in grave pregiudizio della cattolica verità, usci decreto della Sacra Congregazione dell' Indice, col quale furono proibiti i libri, che trattano di tal dottrina, et essa dichiarata falsa, et onninamente contraria alia sacra e divina Scrittura.

Et essendo ultimamente comparso quà un libro stampato in Fiorenza l' anno prossimo passato, la cui inscrizione mostra che tu ne fossi l' autore, dicendo il titolo: Dialogo di Galileo Galilei delli due massimi sistemi del Mondo, Tolemaico e Copernicanio. Et informata appresso la sacra Congregazione, che con l' impressione di detto libro ogni giorno più prendeva piede la falsa opinione del moto della terra, e stabilità del Sole; fu il detto libro diligentemente considerato, e in esso trovata apertamente la transgressione del suddetto precetto che ti fu fatto, avendo tu nel medesimo libro difesa la detta opinione già dannata, et in faccia tua per tale dichiarata, avvenga che tu in detto libro con varii raggiri ti studii di persuadere, che tu la lasci, come idecisa et espressamente probabile. Il che pure è errore gravissimo, non potendo in modo niuno essere probabile un' opinione dichiarata e definita per contraria alla Scrittura divina.

Che perciò d' ordine nostro fosti chiamato a questo Santo Uffizio, nel quale con tuo giuramento esaminato riconoscesti il libro come da te composto, e dato alle stampe. Confessasti, che dieci o dodici anni sono in circa, dopo essersi fatto il precetto come sopra, cominciasti a scrivere detto libro. Che chiedesti la facoltà di stamparlo, senza, però significare a quelli che ti diedero simile facoltà, che tu avessi precetto di non tenere, difendere, nè insegnare in qualsivoglia modo tal dottrina.

Confessasti parimenti che la scrittura di detto libro è in più luoghi distesa in tal forma, che il lettore potrebbe formar concetto, che gli argomenti portati per la parte falsa fossero in tal guisa pronunciati, che più tosto per la loro efficacia fossero potenti a stringere, che facili ad esser sciolti; scusandoti d' esser incorso in errore tanto alieno, come dicesti, dalla tua intenzione, per aver scritto in Dialogo, e per la natural compiacenza, che ciascuno ha delle proprie sottigliezze, e del mostrarsi più arguto del comune degli uomini, in trovar, anco per le proposizioni false, ingegnosi et apparenti discorsi di prohabilità.

Et essendoti stato assegnato termine conveniente a far le tue difese producesti una fede scritta di mano dall' Eminentissimo signor Cardinale Bellarmino da te procurata come dicesti, per difenderti dalle calunnie de tuoi nemici, da' quali ti veniva opposto, che avevi abiurato, e fossi stato penitenziato dal santo Offizio. Nella qual fede si dice, che tu non avevi abiurato nè meno eri stato penitenziato, ma che ti era solo stata denunciata la dichiarazione fatta da Nostro Signore e pubblicata dalla santa Congregazione dell' Indice, nella quale si contiene, che la dottrina del moto della terra, e della stabilità del Sole sia contraria alle sacre Scritture, e però non si possa difendere, nè tenere; e che perciò non si facendo menzione in detta fede delle due particole del precetto, cioè docere, et quovis modo si deve credere che nel corso di quattordici o sedici anni, ne avessi perso ogni memoria; e che per questa stessa cagione avevi taciuto il precetto, quando chiedesti licenza di poter dare il libro alle stampe. E tutto questo dicevi non per scusar l' errore, ma perchè sia attribuito non a malizia, ma a vana ambizione. Ma da detta fede prodotta da tein tu a difesa restasti maggiormente aggravato, mentre dicendosi in essa, che detta opinione è contraria alla sacra Scrittura, hai nondimeno ardito di trattarne, di difenderla, e persuaderla probabile; nè ti suffraga la licenza da te artificiosamente, e callidamente estorta, non avendo notificato il precetto che avevi.

E parendo a noi, che non avevi detta intieramente la verità circa la tua intenzione, giudicassimo esser necessario venir contro di te al rigoroso esame, nel quale (senza però pregiudizio alcuno delle cose da te confessate, e contro di te dedotte come di sopra, circa la detta tua intenzione) rispondesti cattolicamente. Per tanto visti, et maturamente considerati i meriti di questa tua causa, con le suddette tue confessioni, e scuse, e quanto di ragione si doveva vedere e considerare, siamo venuti contro di te all' infrascritta difinitiva sentenza.

Invocato dunque il Santissimo Nome di Nostro Signore Gesù Cristo, e della sua gloriosissima Madre sempre Vergine Maria, per questa nostra difinitiva sentenza, la quale sedendo pro tribunali, di Conseglio e parere del Reverendi Maestri di sacra Teologia, et Dottori dell' una e l' altra legge nostri Consultori, proferiamo in questi scritti, nella causa e cause vertenti avanti di noi tra il Magnifico Carlo Sinceri dell' una e dell' altra legge Dottore, Procuratore fiscale di questo Santo Offizio per una parte, e te Galileo Galilei reo, quà presente processato, e confesso come sopra dall' altra. Diciamo, pronunciamo, sentenziamo, dichiariamo, che tu Galileo suddetto per le cose dedotte in processo, e da te confessate, come sopra, ti sei reso a questo Santo Offizio veementemente sospetto d' eresia, cioè d'aver creduto, e tenuto dottrina falsa, e contraria alle sacra, e divine Scritture, che il Sole sia centro della terra, e che non si muova da oriente ad occidente, e che la terra si muova, e non sia centro del mondo; e che si possa tenere difendere per probabile una opinione dopo d' esser stata dichiarata, difinita per contraria alla sacra Scrittura; e conseguentemente sei incorso in tutte le censure, e pene da' Sacri Canoni, et altre Constituzioni generali, et particolari, contro simili delinquenti imposte, e promulgate. Dalle quali siamo contenti, che sii assoluto, pur che prima con cuor sincero, et fede non finta avanti di noi abiuri, maledichi, et detesti li suddetti errori, et eresie, e qualunque altro errore, et eresia contraria alla cattolica et apostolica Romana Chiesa, nel modo che da noi ti sarà dato.

Et acciocchè questo tuo grave, e pernicioso errore, e transgressione non resti del tutto impunito, e sii più cauto nell' avvenire; et esempio agli altri, che s' astenghino da simili delitti. Ordiniamo che per pubblico editto sia proibito il libro de' Dialoghi di Galileo Galilei.

Ti condanniamo al carcere formale di questo S. Offizio per tempo ad arbitrio nostro, e per penitenze salutari t' imponiamo, che per tre anni a venire dichi una volta la settimana li sette Salmi Penitenziali.

Riservando a noi facoltà di moderare, mutare, o levar in tutto o in parte le suddette pene, e penitenze.

E cosi diciamo, pronunciamo, sentenziamo, dichiariamo, ordiniamo, condenniamo, e riserviamo in questo, et in ogni altro miglior modo, e forma, che di ragione potemo, e dovemo.

Ita pronunciamus nos Cardinales infrascripti.

F. Cardinalis De Asculo.
G. Cardinalis Bentiuolus.
F. Cardinalis De Cremona.
Fr. Antonius Cardinalis S. Honuphrij.
B. Cardinalis Gypsius.
F. Cardinalis Verospius.
M. Cardinalis Ginettus.


ABJURA DI GALILEO.

Io Galileo Galilei figlio de q. Vincenzo Galilei da Fiorenza dell' età mia d' anni 70 constituito personalmente in judicio, et inginocchio avanti di voi Eminentissimi, e Reverendissimi Signori Cardinali in tutta la Christiana Republica contro l' heretica pravità Generali Inquisitori havendo avanti gli occhi miei li Sacrosanti Evangeli, quali sono con le proprie mani, giuro che sempre ho creduto, credo adesso, e con l' aiuto di Dio crederò per l' avenire, tutto quello, che tiene, predica, et insegna la Santa Cattolica, et Apostolica Romana Chiesa. Ma perche da questo S. Officio per haverio doppo d' essermi stato con precetto dall' istesso giuridicamente intimato, che omninamente dovessi lasciare la falsa opinione, Che il Sole sia centro del Mondo, et immobile, e che la terra non sia centro, e che si muova, e che non potessi tenere, difendere, ne insegnare in qual si voglia modo, ne in voce, ne in scritto la detta falsa dottrina, e dopò dessermi stato notificato, che detta dottrina è contraria alla Sacra scrittura, scritto, e dato alle stampe un libro nel quale tratto l' istessa dottrina già dannata et apporto ragioni con molta efficacia a favor d' essa, senza apportar alcuna solutione, son stato giudicato vehementemente sospetto d' heresia, cioè d' haver tenuto, e creduto, che il Solo sia centro del Mondo, et immobile, e che la terra non sia centro, e si muova.

Per tanto volendo io levare dalle menti dell' Eminenze Vostre, e d' ogni fedel Christiano, questa vehemente sospittione, contro di me ragionevolmente conceputa, con cuor sincero, e fede non finta, abiuro, maledico, e detesto li sudetti errori, et heresie, e generalmente ogni e qualunque altro errore, e setta contraria alla sudetta Santa Chiesa; E giure che per l' avenire, non dirò mai più, ne asseriò in voce, ò in scritto cose tali, per le quali si possi haver di me simil sospittione; ma se conescero alcuno heretico, ò che sia sospetto d' heresia lo denuntiarò à questo Santo Officio ò vere all' Inquisitore, et ordinario del luogo, ove me trovero.

Giuro anco, e premesso d' adempire, et ossevra re intieramente, tutte le penitenze, che mi sono state, ò mi saranno da questo Santo Officio imposte. Et contravenendo io ad alcuna delle dette mie promesse, proteste, ò giuramenti (il che Dio non voglia) mi sottopengo a tutte le pene, e castighi, che sono da Sacri Canoni, et altri Constitutioni Generali, e particolari contro simili delinquenti imposte, e promulgate; Cosi Dio m aiuti, e questi suoi santi Evangelij, che tocco con le proprie mani.

Io Galileo Galilei sopradette ho abiurato, giurato, e promesso, e mi sono obligato come sopra, et in fede del vero di propria mia mano hò sottoscritto la presente Cedola di mia abiuratione, e recitata di parola in parola in Roma nel Convento della Minerva questo di 22 Giugno 1633.

Io Galileo Galilei hò abiurato come di sopra di mano propria.

  1. Abridged. [Tr.]
  2. Cæsar Carena. "De officio Sanctissime Inquisitionis et modo procedendi in causis fidei." Cremona, 1641, p. 416.