La barba al cielo e la memoria sento
In sullo scrignio e 'l pecto fo d'arpia,
E 'l pennel sopra 'l viso tuctavia
Mel fa gocciando un richo pavimento.
E lombi entrati mi son nella peccia,
E fo del cul per chontrapeso groppa,
E passi senza gli ochi muovo invano.
Dinanzi mi s'allunga la chorteccia
E per piegarsi adietro si ragroppa,
E tendormi com' archo Soriano.
Pero fallace e strano
Surgie il iuditio, che la mente porta,
Che mal si tra' per cerboctana torta.
La mia pictura morta
Difendi orma', Giovanni, e 'l mio onore,
Non sendo in loco bon ne io pictore.
("Poems," ix.)
III
See p.52
Grate e felice, c' a tuo feroci mali
Istare e vincer mi fu gia conciesso;
Or lasso, il pecto vo bagniando spesso
Chontra mie voglie e so, quante tu vali.
E se i dannosi e preteriti strali
Al segno del mie cor non fur ma' presso,
Or puoi a cholpi vendichar te stesso
Di que begli ochi, e fien tucti mortali.
Da quanti lacci ancor, da quante rete
Vagho uccellecto per malignia sorte
Champa molti anni per morire po' peggio,
Tal di mi, Donne, amor, chome vedete,
Per darmi in questa eta piu crudel morte
Champato m' a gran tempo, chome veggio.
("Poems." ii.)